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POGGIO PICENZE: SPORT E NATURA NEL PAESE DEL DITTAMO E DELLA PIETRA BIANCA

L'Abruzzo. Terra di miti e leggende, di paesaggi aspri e incontaminati che raccontano saperi e sapori antichi, di castelli inerpicati e borghi che rievocano la storia e le tradizioni millenarie. Un grande museo a cielo aperto, fatto di fortezze rudi e torri maestose, piccoli paradisi naturali e luoghi sconosciuti anche ai viaggiatori più appassionati. Tutti luoghi che, dall'alto dei loro promontori, dominano incontrastati i paesaggi, richiamando quella sensazione di sospensione nel tempo che tanto piace ai turisti moderni. Tra questi, #PoggioPicenze, meno famoso dei borghi montani che lo circondano, ma non per questo meno attrattivo dal punto di vista storico, culturale e, soprattutto, sportivo.



Pochi sanno infatti che, in passato, Poggio Picenze è stato tra i centri abitati più importanti dell'Aquilano. Non solo perché nel 1254 partecipò alla fondazione del capoluogo, occupando una parte del Quarto Santa Giusta, ma anche e soprattutto per la sua posizione sulle cosiddette vie della Transumanza e per la presenza, in passato, di cave ricche di pietra bianca sul tratto di Tratturo Magno che passa appena al di fuori dal centro abitato.


Un tipo di pietra molto particolare, dal colore candido e dalla natura calcarea che, grazie alle sue proprietà, ha dato modo a generazioni di maestri scalpellini di creare veri e propri capolavori architettonici, molti dei quali abbelliscono ancora oggi i centri abitati del circondario e alcune delle più importanti città del centro Italia. Prima fra tutte la stessa città dell’Aquila, i cui edifici storici o gli ornamenti dei palazzi gentilizi sono stati realizzati proprio utilizzando la “preta gentile del Pogio”. Tra questi, ad esempio, il mausoleo dedicato a Papa Celestino V, tuttora perfettamente conservato all’interno della basilica di Santa Maria di Collemaggio.


Perché i legami politici, ma anche culturali che intercorrevano tra il piccolo borgo montano e quello che oggi è il capoluogo d'Abruzzo, erano ai tempi e tuttora sono molto stretti. Basti solo pensare che, proprio per la sua fedeltà nel 1423 Poggio Picenze subì, insieme ad altri 98 castelli, l'attacco di Braccio da Montone, nell'ambito della guerra di successione angioino-aragonese e che si è distaccato dal territorio aquilano solo per pochi decenni, cioè quando andò sotto il controllo di Giacomo dei Leognani. Successivamente passò come feudo marchionale agli Alfieri dell'Aquila e, nel 1762, grazie al matrimonio tra Rinaldo II e Margherita Alfieri e poi a una causa con il cognato, alla famiglia De Sterlich, all'epoca residente tra Chieti e Cermignano. Nel 1806 entrò però nel neonato distretto di Barisciano, e nel 1832 fu demolito in parte il vecchio castello a pianta ellittica, che domina sul borgo, a causa di pericoli di crollo. Nel 1927 iniziò infine a far parte della provincia dell'Aquila.


Oggi è tra i luoghi maggiormente danneggiati dal sisma del 2009, ma è comunque in fase di ricostruzione e molti dei luoghi di interesse culturale e storico presenti al suo interno sono già stati restaurati e riaperti al pubblico.


La cosiddetta Casa Medievale, per esempio, situata sulla storica via Umberto I, caratterizzata per cosiddetta porta "del morto" e due bifore gotiche di particolare bellezza o la chiesetta di San Giuliano, edificata nel XV secolo all'interno di un antico ospizio di Pellegrino e riaperta ai fedeli già nel 2011. Oltre alla chiesa madre di San Felice Martire, risalente al XII secolo e prossima al restauro post-terremoto, e a quella della Visitazione di Maria, tra i maggiori simboli di edifici religiosi rurali della zona, rimangono ancora oggi la fontana di San Rocco, situata all'ingresso del paese e totalmente in pietra bianca, e i resti della torre, delle mura e metà dell'originaria pianta ellittica. Questi ultimi, in particolare si trovano al centro del nucleo più antico, e in fase di ricostruzione post sisma e per il momento chiusa al

pubblico.



Nella montagna che sovrasta l'abitato, e quindi alle porte del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, si trova inoltre la Valle del Campanaro. Un'oasi di pace e silenzio che si estende per circa 100 ettari ed è ricca ricca di flora tipica abruzzese e, soprattutto, di Dictamus albus. Il dittamo pianta molto rara nel resto d'Italia e in tutta l'Europa del Sud e che, per questo, rende Poggio Picenze un luogo unico nel suo genere. La letteratura italiana e internazionale, infatti, è ricca di riferimenti al dittamo. Delle sue proprietà parlano ad esempio Umberto Eco, ne Il nome della rosa e Giovanni Pascoli, nella raccolta Myricae. Molti se ne ritrovano anche nell’Eneide o nell’Orlando Furioso, mentre in età moderna, la pianta viene menzionata nel Giornalino di Gian Burrasca quando il giovane protagonista, nascosto sotto la finestra in giardino, prepara uno scherzo alla zia Bettina. Ultima, ma non per importanza, è la saga di Harry Potter, dove il dittamo viene descritto come un arbusto miracoloso, utilizzato per estrarre una particolare essenza, in grado di guarire le bruciature e cicatrizzare rapidamente tagli e abrasioni.


Nel piccolo borgo in provincia dell'Aquila, è stata scoperta quasi per caso, da un cittadino appassionata di montagna, che passeggiando si appunto è accorto della sua presenza.


Negli anni passati, inoltre, in corrispondenza della fioritura nelle prime settimane del mese di Giugno, il Comune, la Protezione Civile locale e il Parco nazionale del Gran Sasso e monti della Laga hanno organizzato una passeggiata guidata alla scoperta delle piante selvatiche più suggestive dell'Appennino abruzzese e, tra queste, il dittamo ne è sempre stato il protagonista indiscusso. Soprattutto alla luce della sua eccezionalità, visto che si tratta di una specie a rischio estinzione.


Oltre che ad essere un luogo di particolare bellezza dal punto di vista naturalistico, la Valle del Campanaro è negli ultimi mesi divenuta famosa anche grazie a una serie di iniziative sportive che hanno interessato principalmente gli amanti della mountain bike e del trekking.




Solo l'anno scorso, infatti, l'associazione sportiva locale No Limits Bike vi ha inuagurato, grazie al progetto “Back on Track” un percorso ciclistico lungo tre chilometri e mezzo, che è anche il primo in Italia ad essere destinato anche persone con disabilità motoria. Un’iniziativa, questa, di grande risonanza anche livello nazionale, come testimoniato dall’interesse dimostrato da parte diverse testate locali o comunque operanti a livello nazionale nell’ambito del ciclismo.


Sempre nella Valle del Campanaro, inoltre tre volontari appassionati di montagna hanno lavorato per anni al fine di ripulire e mappare i cosiddetti "Sentieri delle tre Pietre", una rete sentieristica che si sviluppa per circa 37 chilometri, paradiso per i trekker esperti o anche solo per gli appassionati.



Un vero e proprio tesoro naturalistico, insomma, che nei secoli passati veniva frequentato per fare legna, per il pascolo e, in piccola parte, per l’agricoltura e che oggi, anche grazie al rimboschimento realizzato negli anni Cinquanta del secolo scorso e all'impegno degli abitanti del posto, è diventato uno dei luoghi di punta per lo sviluppo del turismo sportivo di tutto l'Abruzzo interno.


COME E' POSSIBILE RAGGIUNGERE POGGIO PICENZE: Poggio Picenze è un piccolo paese della provincia dell'Aquila che conta circa mille abitanti; situato sulla strada statale 17 dell'Appennino abruzzese a circa 14 km dall'Aquila, su un'altura di 756 m s.l.m. dalla quale si può ammirare l'ampio panorama della conca aquilana. E' a metà strada tra #Roma e #Pescara: si impiega, infatti, poco più di un'ora per arrivare da entrambe le località. Dall’autostrada A24 è possibile uscire ad Assergi o all'Aquila est e, proseguendo in direzione Pescara sulla ss 17, lo si incontra dopo una decina di chilometri. Da Pescara è possibile invece prendere l’autostrada A25, uscita Bussi-Popoli e proseguire in direzione #LAquila.



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